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DAL PADRE PADRONE AL PADRE MINCHIONE

commedia ad atto unico di Nunzio Cocivera
ncocivera@tiscali.it

PERSONAGGI:
MADRE
PADRE
Figlio JACOPO
Figlia CATERINA

SCENA: una casa, salotto.

(ALL’APERTURA ENTRA SULLA SCENA IL MARITO, SI SIEDE SUL DIVANO E LEGGE UN QUOTIDIANO. ENTRA LA MOGLIE).

PADRE: Già finito il TG?

MADRE: Ho spento, non riesco a resistere al dolore e a tanto orrore.

PADRE: Finirà questa guerra, penso presto.

MADRE: Se penso a quante persone sono sul pianeta, rabbrividisco.

ENTRA JACOPO

JACOPO: (Alla madre) Ma perché piangi? Hai litigato con pà?

MADRE: Per la guerra, i feriti,i morti.

JACOPO: È sempre così, si piange per il dolore altrui, ma non si vede il dolore in casa.

PADRE: Piange anche per te figlio ingrato!

JACOPO: Ricominci…?

PADRE: Come posso finirla? Mi comunichi di punto in bianco che vuoi, com’è che hai detto? “Io voglio insegnare, non giudicare!”

MADRE: Caro, dovresti cercare di capirlo!

PADRE: Tu taci, io voglio, esigo che diventi un magistrato come me!

MADRE: Ma lui vuole seguire le sue aspirazioni, non le tue, insegnare!

PADRE: Ma finiamola! Non pagherò i suoi studi, non gli permetterò di distruggere i miei sogni, i miei progetti!

JACOPO: Non capisci che tu vuoi distruggere i miei?

MOGLIE: Perché non provi ad ascoltare le sue ragioni?

JACOPO: Troppi giovani come me vorrebbero parlare, ma i genitori sono sordi. Volevo farti felice pà, ma non è la mia vita, non voglio fare il magistrato!

PADRE: Allora non scucirò un euro per i tuoi studi, anzi o cambi idea oppure vai via.

MADRE: Non puoi dire sul serio.

PADRE: Eccome! Se lo difendi vai via con lui!

MADRE: Un giorno di questi lo farò… Anche con me non c’è più dialogo, te ne stai ore a chattare con estranei.

JACOPO: Giudichi gli altri ma non sei obiettivo, non vedi oltre il tuo naso!

PADRE: Non ti permettere…

JACOPO: Sai che penso?

PADRE: Cosa?

JACOPO: Sei un magistrato frustrato e scarichi sul prossimo le tue frustrazioni.

MADRE: Dovresti capire, non ostacolare i desideri di tuo figlio.

PADRE: È lui che deve capire ed accettare la mie decisioni… Non accetterò e non pagherò mai i suoi studi!

JACOPO: Io esco, è meglio. Anzi, prima di andare via, ormai che ci sono, ti dico il resto… Ti senti quasi un dio, sei la superbia in persona, vuoi guidare e giudicare il mondo, aiutare gli altri per te è impossibile, ti ritieni intoccabile ed ingiudicabile, vuoi dominare tutti, ma hai tanto da imparare.

PADRE: Io imparare? Tu farnetichi!

JACOPO: Devi imparare il rispetto delle persone! Anche le più umili.

MADRE: (Al marito) Calma! Jacopo calmati anche tu.

PADRE: È inaudito! Non può parlarmi così!

MADRE: Ha un po’ esagerato, ma ti ha detto la verità!

JACOPO: E la verità fa male!

PADRE: La verità? Quale verità?

MADRE: Non parliamo,poi come marito non sei mai stato neanche un marito.

JACOPO: Io vado via!

PADRE: (Si alza) Tu di cosa ti lamenti?

MADRE: Di cosa non dovrei lamentarmi?

PADRE: Ricominci…?

MADRE: Ventiquattro anni che sopporto di tutto, ma ora sono al limite.

PADRE: Hai fatto la signora, hai avuto tutto.

MADRE: Certo! Tutto il malessere affettivo ti porta al consumismo sfrenato, solo così sopravvivo, in un cimitero di solitudine, in un rapporto che non esiste. Tra noi non c’è dialogo ormai da anni, tu con me non parli, ma stai ore con estranei su internet a chattare e cercare avventure virtuali.

PADRE: Ma smettila!

MADRE: E no che non la smetto, senza contare le avventure reali che hai avuto in questi anni.

PADRE: Non ho voglia di piagnistei, né di ascoltarti.

MADRE: Sei un egoista, ipocrita ed insensibile.

PADRE: Lasciami leggere in pace, mi stai annoiando!

MADRE: Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire! PADRE: (Butta il giornale in aria) Basta!

ENTRA CATERINA

CATERINA: Cos’è la solita armonia familiare?

PADRE: Non ti ci mettere anche tu. Già tuo fratello e tua madre oggi mi hanno fatto incazzare!

CATERINA: Tu sei già incazzato quando ti alzi e lo risei quando vai a dormire.

PADRE: Con voi per forza! Hai pensato alla mia proposta? Accetti l’invito a cena che Aldo ti fa ormai da mesi?

CATERINA: Come si fa a promettere la mano di una figlia? Con che coraggio nel 2004?

PADRE: Sarebbe la tua fortuna, è un procuratore di successo, ricco e di buona famiglia!

CATERINA: A parte che ha 18 anni più di me, io non lo voglio. Anzi andrò a quella cena così glielo dirò…

PADRE: Tu andrai a quella cena e gli dirai di si!

MADRE: Lei non farà il mio stesso errore!

PADRE: (Alla moglie) Tu taci! (Alla figlia) E tu mi ubbidirai!

CATERINA: Scordatelo! Io non farò come le mie amiche, non mi sposerò per avere una posizione sociale e poi tradire mio marito per noia. Non penso al matrimonio come ad un investimento, un legame tutto opportunismo e niente amore!

PADRE: Amore… Dura dall’alba al tramonto, poi si rimane con un pugno di mosche…

MADRE: Quello che è successo a me!

PADRE: Almeno tu hai un bel conto in banca! Quello vorrei per lei (Indica la figlia).

CATERINA: Non m’interessa! Forse sono un caso patologico, sarò romantica, ma io penso al matrimonio d’amore, alla condivisione di un progetto comune da realizzare! Quando troverò uno che non dica “Io, ma, noi…”

PADRE: Di cosa parli?

CATERINA: Parlo di unioni stabili, vere, parlo di due, un uomo e una donna che si amano davvero e che non dicono “Io” ma “Noi”. Quando parlano di loro stessi si unificano in “Noi”. Se parlano di figli dicono “I nostri” non “I tuoi” o “I miei”. Non succede quasi mai e i matrimoni non durano!

PADRE: Tu sogni!

CATERINA: Si, è vero, sogno! In un mondo dove i rapporti di ogni tipo sono come stracci, oppure prodotti di macelleria! io sogni un mondo diverso, sogno amici, sogno uomini veri che si fermano a piangere per un cane randagio, uomini che si impegnano per solidarietà, volontariato… Sogno uomini che si sudano il pane senza rubarlo, sogno genitori che aiutano i figli, giocano con loro, piangono e ridono con loro e ci sono! Non in questa casa, ma nelle case vicine ci sono, ne sono certa!

PADRE: (Batte le mani) Brava, bel discorso! Ma non è più tempo di sognare, oggi si va al concreto, alla posizione, una bella posizione sociale accanto ad un uomo di successo!

CATERINA: Non farò come le mie amiche, frustrate, insoddisfatte, aggressive, alla ricerca dell’uomo opposto a quello che hanno! Se troverò un uomo non lo sceglierò per la sua posizione sociale, né per il suo conto in banca. Sarà contadino o muratore, non importa!

MADRE: Brava! Non farai i miei stessi errori, una vita vuota accanto ad un uomo “Di successo” che non amo e non stimo.

PADRE: L’ho sempre saputo che eri vuota, arida…

MADRE: Tu mi hai fatta diventare così, non sei mai stato un marito per me!

PADRE: Basta (Alla moglie), Taci!

LA MOGLIE ESCE SULLE ULTIME PAROLE DEL MARITO

PADRE: (Alla figlia) E tu mi ubbidirai, sennò (Alza la mano come per schiaffeggiarla).

CATERINA: Colpisci dai… Fammi vedere e sentire che sei mio padre! Mio padre lo sei solo all’anagrafe, nella vita non lo sei mai stato, hai delegato tua moglie anche al tuo ruolo, come tutti i padri del resto…

PADRE: Ma cosa blateri?

CATERINA: Mi hai mai colpita con uno schiaffo? Non ho mai avuto un sì o un no da te, mai un rimprovero, mai un rifiuto, non ho mai chiesto a te!

PADRE: Cosa?

CATERINA: Qualsiasi cosa! “Veditela con tua madre, chiedi a tua madre”, con me e mio fratello hai fatto così fin da bambini, hai delegato a tua moglie il ruolo di padre, la tua autorità di padre. “Veditela tu con loro, io non ho tempo, decidi tu con i tuoi figli” le tue frasi tipo.

PADRE: Cosa mi stai rimproverando?

CATERINA: Un sì o un no l’ho avuto da mia madre o da qualche estranea, povera donna che rinuncia, o la vita la fa rinunciare per bisogno a crescere i suoi figli, e cresce e guida quelli degli altri.

PADRE: (Si siede e riflette) Per favore, dettagliami quello che mi vuoi dire!

CATERINA: Sono cresciuta senza di te, ma con Tate, maestre, cameriere, senza la figura di un padre, una guida, uno schiaffo, un rimprovero… Questo mi è mancato, la figura del padre, l’autorità di un padre, un sì o un no di un padre, o per vigliaccheria o per ottusità, tu non hai mai fatto il padre! Lo vuoi fare adesso con me e con Jacopo, ma sbagli sempre, è tardi!

PADRE: Mi incolpi, ma poi di cosa?

CATERINA: Ma non è colpa tua, lo vedo, negli anni nella vita, si è passati dal Padre Padrone al Padre Minchione. Solo in pochi decenni le mogli casalinghe frustrate, sottomesse, hanno invertito i ruoli. Sono al potere nella vita e nella famiglia fanno i padri e le madri, con la conseguenza che è scomparsa la figura del padre. In molti casi, anche quelle delle madri che inseguendo “il posto”, il potere, il ruolo in società, hanno delegato ad altri i figli e la loro educazione. Dagli asili nido in poi in molti casi mancano entrambi i genitori, diventano figure virtuali e cresciamo con videogiochi, sempre più violenti, computer e TV. La mia generazione è cresciuta confusa, frustrata, debole, insicura, senza guida, mancando un punto di riferimento in casa ti manca anche fuori…

PADRE: (Di scatto) Bene, in questa casa il padre padrone è tornato e tu ubbidirai e anche tuo fratello.

CATERINA: Non puoi svegliarti, né risvegliare il padre sopito e rimetterlo al potere, ormai il tuo ruolo l’hai perso da anni!

PADRE: Bene! E la tua testolina in vena di moralismi cosa suggerisce al padre minchione? (Sarcastico).

CATERINA: Di salvare il salvabile, accettare e condividere la decisione dei figli, dopotutto la vita è la loro.

PADRE: E no! Un padre non può condividere le scelte dei figli se sono sbagliate!

CATERINA: Per te lo sono!

PADRE: Ed è sufficiente che lo siano per me! Adesso ho da fare, ma ne riparleremo e tu e tuo fratello ubbidirete, eccome se ubbidirete (Urla)

IL PADRE ESCE. ENTRA JACOPO CHE INCROCIA IL PADRE SULLA PORTA.

CATERINA: (Si siede con la testa fra le mani).

JACOPO: (Le accarezza i capelli).

CATERINA: (Alza il capo e lo guarda) Lo hai sentito?

JACOPO: Lo so come la pensa da un po’! (Rassegnato)

CATERINA: Ehi fratello, bando a vittimismi, non ci immoleremo sul suo altare!

JACOPO: Perché deve essere così?

CATERINA: Se avessimo una risposta ai tanti perché che ci sottopone la vita saremmo dei geni!

JACOPO: Siamo ragazzi cresciuti nella famiglia sbagliata.

CATERINA: Dobbiamo lottare, almeno provarci, cambiare la tendenza!

JACOPO: Lottare contro i mulini a vento come moderni Donchisciotte, questo proponi?

CATERINA: Certo! Invertire la tendenza, provarci almeno!

JACOPO: Lottare costa fatica, vorrei emergere dalla melma nel quale mi sono calato, ma non riesco.

CATERINA: La vita è sfida,, ma sfida continua col prossimo, con la società, con noi stessi. Io direi lotta, lotta, impari dalla famiglia in poi… E quando non hai la forza di lottare che fai? Diventi cinico e ti suicidi!

JACOPO: Ci ho pensato, sai?

ALLE LORO SPALLE RIENTRANO IL PADRE E LA MADRE

CATERINA: Hai pensato al suicidio?

JACOPO: Certo, e ci penso ancora… Io non sono forte come te!

CATERINA: A te sembro forte? Io invece dallo spinello stavo per passare alla droga più pesante.

JACOPO: Stavi… Non l’hai fatto!

CATERINA: Sai perché, non sono morta? Mi hanno soccorso dei volontari e salvata e da loro ho imparato che l’amore più grande è quello che dai, non quello che ricerchi.

JACOPO: Non capisco!

CATERINA: Dare amore aiuta, rende enfatici, felici, lo vedi negli occhi di chi aiuti, l’emozione di aiutare, dare ha aiutato anche me!

JACOPO: Io invece non l’ho fatto per paura… Ho avuto paura.

MADRE: (Fa per parlare).

PADRE: (La blocca).

CATERINA: Vieni, abbracciami!

JACOPO: (Nell’abbraccio vede il padre e la madre, lascia Caterina).

CATERINA: (Si volta).

CATERINA: Da quanto siete lì?

PADRE: Da poco, ma d’abbastanza per chiedervi perdono.

MADRE: Forse possiamo ancora farcela! (Al marito) Cosa ne dici?

PADRE: Ho trattato tutto con troppa superficialità e rischiato di perdere la mia famiglia per ottusità!

MADRE: Commuoversi davanti alla TV, non ti impegna molto, versi una lacrima e con lui spegni tutto e ritorni alla tua vita eccentrica e consumistica, mentre vivere, impegnarsi per i figli e i problemi reali costa fatica mentale, impegno fisico. Meglio rinunciare…

PADRE: Impegnarsi è la parola magica, scoprire l’evoluzione del tuo rapporto nel tempo, lottare per tenere in piedi un rapporto d’amore costa tempo e fatica. L’amore virtuale è scoperta, è intrigante, ti coinvolge, ma è un coinvolgimento virtuale.

MADRE: Impegnarsi a rimettere insieme questa famiglia, vogliamo provarci?

PADRE: Dobbiamo provarci, venite…

SI ABBRACCIANO

FINE